martedì 30 dicembre 2014

...per finire bene l'anno

Ciao da Miami!
Domani ultimo giorno.....lo dedicheremo alle spiagge di Miami Beach.
un po'di relax a conclusione del nostro giro.
Dopo Naples,  dove ci eravamo lasciati, abbiamo  passato  due giorni alle Everglades...bellissime!!...Ecco  un  po' di foto...





Festeggeremo il nuovo anno in volo verso Milano...quindi anticipiamo i nostri auguri per un felice  2015, pieno di soddisfazioni  e di...VIAGGI!!!!

A presto!
Cry e Enzo

venerdì 26 dicembre 2014

Eccoci! Florida....

Tanti auguri di buon natale da Naples!


Ciao a tutti!
Siamo negli USA da 10 giorni e dopo qualche giro (Universal, Disneyworld, NASA, New Orleans, etc.) abbiamo passato il Natale sulle spiagge di Naples!
Prima del rientro ci aspettano ancora Everglades e Miami...insomma un break natalizio piuttosto  vario!
Ciao!



martedì 19 agosto 2014

Back to Thailand

Dopo la parentesi estiva lontana dalla nostra Asia, a dicembre si riparte per Bangkok!
Non abbiamo un vero programma. Decideremo cosa fare e cosa vedere direttamente in Thailandia. Siamo sicuri che non rimarremo delusi!

19-20 dicembre – Sukhothai

Atterriamo a Bangkok il 19 mattina e prendiamo subito la metro fino alla fermata di Mo Chit, dove si trova la stazione nord dei bus di Bangkok.
Qui saliamo al volo su un pullman per Sukhothai.


Wat Mahathat

Le 6 ore di viaggio passano velocemente…siamo così fusi che dormiamo per quasi tutto il tempo!

La stazione dei bus è un po’ fuori dalla cittadina, quindi un tuk tuk ci accompagna al Foresto Guesthome, guesthouse molto carina, dove abbiamo una camera enorme, immersa in un bel giardino.

La cittadina non è bella, ma il parco storico è splendido e merita il viaggio fin qui!


Wat Mahathat
Il mattino del 20 prendiamo un bus pubblico (20 bath a testa) diretto alle zona archeologica. 
Veniamo lasciati all’ingresso, dove ci sono diversi noleggi di bici (50 bath a bici tutto il giorno), indispensabili per girare bene il parco.

Sukhothai era l’antica capitale dell’omonimo Regno, tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo.




Il parco archeologico, patrimonio dell’UNESCO, è molto grande ed è composto da diversi siti.


Wat Mahathat




Iniziamo dalla parte centrale, circondata da mura che formano un rettangolo piuttosto ampio. Su ciascun lato si trova una porta di accesso. All’interno si possono visitare le rovine del palazzo reale e di 21 templi, il più grande è il Wat Mahathat.






Wat Mahathat




Pedaliamo in lungo e in largo, tra rovine e laghetti, cercando di immortalare scorci che possano rendere giustizia alla bellezza del posto.




Wat Si Chun


Il nostro giro si spinge anche fuori dalle mura, verso le rovine più distanti. Bellissime quelle a nord della città dove si trovano il Wat Si Chum e il Wat Phra Phai Luang.


Wat Si Chum


Tra templi, natura e scorci splendidi, ci fermiamo ad ammirare l’enorme statua di Buddah nel Wat Si Chum, bella e suggestiva, nella sua imponenza, racchiusa tra le rovine che la circondano.
Wat Si Chum
Che bel giro. La nostra Asia ci ha già rapito mente e sensi, subito, di nuovo, con il suo fascino, la sua gentilezza e i suoi chiaroscuri.
Nel pomeriggio torniamo in città…mente libera…e gambe stanche…fuso orario e pedalata si fanno sentire.










21-24 dicembre – Kanchanaburi

Passiamo il 21 Dicembre tra autobus e minivan. Destinazione finale Kanchanaburi, ma è necessario fare tappa a Bangkok.
Dalla stazione dei bus di Kanchanaburi alla zona più turistica è necessario muoversi con un mezzo. Ci affidiamo a due moto taxi…questa ancora ci mancava!

Arriviamo nella via principale e ci mettiamo alla ricerca di una guesthouse.
Molte sono piene, ma in poco tempo ne troviamo una che ha qualche bungalow disponibile. Non ci fa impazzire, la stanza è molto (forse troppo) spartana e fredda (siamo sul fiume…e la notte la temperatura scende abbastanza). Ci fermeremo qui una sola notte.

Il mattino successivo, ci trasferiamo da Ploy Guesthouse (900 bath a notte), molto più caro, ma la camera decisamente più spaziosa e confortevole…e soprattutto più calda!
Si parte per la prima escursione!

Abbiamo deciso di appoggiarci ad un’agenzia per raggiungere i posti più distanti (800 bath a testa inclusi pranzo ed ingressi). Così partiamo insieme alla nostra guida, una bella signora thailandese dal nome impronunciabile.
Prima tappa alle meravigliose cascate di Erawan.


Erawan - 5° livello


Sono delle cascate “a 7 piani”, per arrivare all’ultimo livello ci vuole almeno un’ora e mezza di cammino lungo il sentiero immerso nella vegetazione. Nel periodo delle piogge gli ultimi livelli non sono facilmente raggiungibili, infatti durante il cammino si deve attraversare il fiume su un tronco e ci si deve arrampicare su un paio di rocce. Lungo la salita ci si può fermare ai vari livelli, dove l’acqua, di un incredibile color turchese, si tuffa nelle splendide vasche naturali, ideali per fare il bagno. Particolarmente belle le cascate del quinto livello, dove l’acqua scorre attraverso rocce tondeggianti e le morbide terrazze creano un paesaggio incantevole.

Una bella camminata tra splendidi angoli di natura rigogliosa.
Torniamo al parcheggio soddisfatti del nostro giro. Incontriamo la nostra guida (l’avevamo lasciata all’ingresso del parco) e pranziamo insieme con riso fritto e noodles.



Ripartiamo con la pancia piena alla volta del Hellfire Pass.

Hellfire Pass

Questo passo fa parte della tristemente famosa “ferrovia della morte”. 415 chilometri di linea fatti costruire dai giapponesi nel ‘42 per unire la Thailandia alla Birmania (Myanmar). 
Centinaia di chilometri di jungla, di ponti da costruire e di strada ferrata da scavare nei fianchi della montagna. Secondo i calcoli degli ingegneri dell’epoca ci sarebbero voluti cinque anni per costruire la ferrovia, ma i giapponesi avevano fretta, volevano conquistare altri Paesi dell’Asia occidentale. Si lavorava giorno e notte, mangiando solo una ciotola di riso con vegetali, due volte al giorno. 
Il 16 ottobre 1943, sedici mesi dopo l’inizio dei lavori, la tratta dei binari costruita dai prigionieri in Thailandia si congiunse a quella costruita in Birmania, circa quaranta chilometri a sud del Passo delle Tre Pagode. Molti prigionieri di guerra e molti Thailandesi persero la vita lavorando incessantemente, in condizioni disumane.

Hellfire Pass era chiamato così perché i prigionieri lavoravano senza sosta, denutriti, maltrattati, anche la notte, quando il fuoco delle torce, come fiamme degli inferi, illuminava questa gola e le sue ripide pareti.

Attraversiamo a piedi il passo e andiamo a visitare il piccolo museo istituito dai governi australiano e thailandese. Nelle sale si può apprendere della tragica storia di questa ferrovia, attraverso reperti, foto e modellini.




Ripartiamo alla volta della ferrovia della morte. 
Arriviamo Tham Krasae, un piccolo paesino, ormai palesemente votato al turismo, dove, facendo pochi passi sulle rotaie, è possibile raggiungere una grotta al cui interno c’è un piccolo tempio.








A Tham Krasae prendiamo il treno. 

Da qui la ferrovia corre lungo la montagna a strapiombo sul fiume. Gli occhi si riempiono di un paesaggio meraviglioso, mentre la mente si chiede  quante persone hanno lavorato e perso la vita per costruirla.

Scendiamo dopo qualche fermata e rientriamo Kanchanaburi, dove ci fermiamo al ponte sul fiume Kwai, reso famoso dal film del 1957 che racconta le atrocità della guerra e della costruzione della ferrovia.


Ponte sul fiume Kwai

Una giornata intensa. Abbiamo appreso un pezzo di storia di cui conoscevamo davvero poco e abbiamo potuto ammirare luoghi meravigliosi.

Il mattino successivo decidiamo di noleggiare un motorino (250 bath al giorno) e andarcene in giro da soli.


In circa un’ora arriviamo al Tempio delle Tigri



Eravamo molto curiosi di vedere questo posto per capire qualcosa in più. Ci sono moltissimi volontari che lavorano qui per accudire questi animali meravigliosi, però la sensazione che si ha è quella di essere in un “circo” fatto a posta per i turisti. 



I responsabili dicono di voler reintrodurre gli animali in natura, ma il giro di soldi che c’è fa dubitare che ciò possa avvenire. 
E’ bello vedere che queste tigri siano accudite e salvate da morte certa e si può anche intuire che l’aspetto turistico qui sia fondamentale al fine di trovare i fondi necessari a mantenere la struttura, ma la tristezza nel vedere questi animali ridotti a pura attrazione turistica insinua qualche dubbio sulla finalità di questa attività e sulla possibilità (o volontà) che un giorno questi animali possano effettivamente essere reintrodotti nel loro habitat, in un’area protetta.

Si paga il biglietto di ingresso (ben 600 bath a testa) e si arriva in un’area dove le tigri sono legate sotto degli alberi. 

Ad un certo punto tutti i visitatori vengono fatti entrare in una area rocciosa, dove viene spiegato ciò che avverrà: accompagneremo le tigri fino al canyon, verremo divisi in gruppi e in fila indiana cammineremo al fianco delle tigri. Una volta che tutte le tigri saranno arrivate al canyon, inizieranno altre attività, rigorosamente a pagamento.

Abbiamo visto questi animali splendidi e ci siamo fatti la nostra idea del posto, così decidiamo di andare via tralasciando le altre attività. Prima di uscire vediamo un cucciolo di tigre! Bellissimo! Non resistiamo e ci facciamo fotografare con lui.



È ora di lasciare questo angolo di Thai per scoprirne altri e così partiamo alla volta di Ratchaburi. Questo è stato l’errore della vacanza che ci ha fatto perdere una mezza giornata.
A Ratchaburi non c’è assolutamente nulla! Tutti i posti da visitare in questa zona sono facilmente raggiungibili anche da Bangkok, quindi difficilmente i turisti si fermano qui. Ce ne accorgiamo mentre giriamo alla ricerca di un hotel e di qualcosa da fare…decidiamo di tornare subito a Bangkok, da dove ci spostiamo con un pullman notturno diretto a  Ranong.

25-28 dicembre – Koh Phayam/Phuket

Alle 5 del mattino arriviamo alla stazione dei bus di Ranong, è ancora buio e l’aria è fresca. Ci sono alcuni signori che si improvvisano tassisti e ci accompagnano al molo, da dove partono i traghetti per le isole. Aspettiamo quasi 5 ore seduti in uno dei bar che hanno allestito al molo, le barche per le isole non partono prima delle 9.30.



Al molo c’è anche un ufficio che gestisce le prenotazioni dei bungalow sulle isole. Appena apre, andiamo a chiedere se possono prenotarci una stanza a Koh Phayam. Siamo fortunati, la ragazza ci dice che l’isola è strapiena, d’altronde siamo nel pieno delle vacanze natalizie, ma ha una stanza che si libera allo Starlight per 800 bath a notte. Prenotiamo subito e alle 10 partiamo con la speed boat (350 bath a testa).


Buffalo Bay




Arrivati sull’isola prendiamo due moto-taxi per farci portare in hotel. Il bungalow è il più vicino alla spiaggia, è molto spartano ed essenziale ma va benissimo!

Di notte potremo sentire il rumore del mare…



Passiamo tre giorni tra la Buffalo Bay, Long Beach (le spiagge principali dell’isola) e il nostro bungalow…a causa della febbre che mi sono beccata!
Long Beach


Il nostro bungalow è a Buffalo Bay, una bellissima baia protetta. La spiaggia dorata sembra quasi deserta. Regna una tranquillità spettacolare!

Long Beach, raggiungibile in motorino attraverso la giungla che ancora domina l’isola, è l’altra grande spiaggia, più frequentata da surfisti. 

Qui ci sono più hotel e ristoranti rispetto a Buffalo Bay, ma comunque l’impressione che abbiamo è che l’isola sia ancora piuttosto tranquilla e non troppo sfruttata. Un posto davvero incantevole. 


Buffalo Bay


Dopo tre giorni di relax totale torniamo sulla terraferma per dirigerci Phuket, dove arriviamo dopo circa 6 ore di bus.
Alloggiamo in un hotel nella città vecchia. Ci fermiamo una notte qui perché dopo il viaggio in bus da Ranong non saremmo riusciti a spostarci immediatamente a Phi Phi Don.

Passiamo così il tardo pomeriggio e la serata a Phuket. Facciamo una passeggiata tra le casette colorate e poi ci spostiamo in taxi al mercato notturno (parecchio decentrato). Carino e incasinato a dovere.
Facciamo qualche acquisto e ceniamo attingendo delle tantissime bancarelle che affollano il mercato.

29-30 dicembre – Phi Phi Island

Il mattino del 29 dicembre andiamo un taxi ci accompagna all’imbarco dei traghetti per Phi Phi. Non si corre il rischio di restare a terra, ci sono decine di traghetti pronti a partire. Noi compriamo un biglietto unico per le tratte Phuket  - Phi Phi e Phi Phi – Koh Lanta.


caos a Phi Phi


In un’ora e mezza circa, arriviamo a Phi Phi Don. Pagata la tassa di ingresso, troviamo l’omino del nostro hotel che aspetta al molo la gente che ha prenotato. Caricati gli zaini sul carretto ci incamminiamo nel labirinto di vie piene di turisti.
Arriviamo al Chang Grand resort & Spa (per quale motivo sia chiamato “resort&spa” non si è ancora capito) prenotato qualche giorno prima su Agoda e pagato 55 euro a notte. L’hotel si trova a 5 minuti a piedi dal gran caos di Phi Phi e questa è la caratteristica migliore: comodo, ma tranquillo. Le camere sono abbastanza carine e pulite e la colazione è inclusa.


Maya Bay


Phi Phi Don sarebbe una bellissima isola, con due grandi spiagge da una parte e dall’altra (Loda Ium Bay e Long Beach)…purtroppo però è iper-sfruttata e iper-turistica. Non si può nemmeno immaginare l’afflusso di turisti. Il lembo di terra che c’è tra le due spiagge è completamente costruito: ristoranti, hotel, guesthouse, negozi… è incredibilmente sovraffollata!!! Ovviamente ci aspettavamo il casino, ma Phi Phi Don ha superato le aspettative…per fortuna ci fermiamo solo due notti.


Maya Bay


Impieghiamo una mattinata in escursione: ci facciamo portare a Phi Phi Leh da una long boat. Il tragitto in barca dura mezzora ed è incantevole. Queste isole sembrano galleggiare sul mare, sono ricoperte da una natura rigogliosa e le piccole baie sono davvero meravigliose.


Maya Bay

Arriviamo a Maya Bay, il vero motivo per cui siamo venuti a Phi Phi Don, intorno alle 8 del mattino. In spiaggia ci sono ancora poche persone. La spiaggia è bellissima, sabbia bianca, mare verde e queste scogliere alte quasi 100 metri che sembrano chiudere completamente la baia. Un posto quasi surreale per bellezza.


Maya Bay

Scattiamo un po’ di foto e facciamo una camminata.
Alle 9.30 decidiamo di andarcene…ormai questa meraviglia è invasa da centinaia di persone.
Proseguiamo la navigazione attorno all’isola e vediamo altre due piccole baie, bellissime, ma Maya Bay di prima mattina è inarrivabile.

31 dicembre – 4 gennaio – Koh Lanta

Il  31 dicembre lasciamo il delirio di Phi Phi Don e ci imbarchiamo per Koh Lanta, dove arriviamo dopo un’ora di navigazione. Al nostro arrivo prendiamo un taxi che ci accompagna al Pada hotel, prenotato tramite Agoda e pagato circa 55 euro a notte. L’hotel si trova in posizione centrale, vicino  a Klong Nin Beach, una lunghissima spiaggia, dove ci sono hotel, ristoranti, negozi  e agenzie. Una posizione strategica per fare escursioni e giri dell’isola.

Passiamo il Capodanno sulla spiaggia. Ceniamo in uno dei tanti ristorantini che hanno preparato i tavoli sulla sabbia. L’atmosfera è allegra e rilassata. Passeggiamo sulla lunghissima spiaggia, in riva al mare, osserviamo lanterne volanti alzarsi in volo dalla riva, cariche di speranze e desideri.




Long Beach
Nei giorni che passiamo sull’isola decidiamo di fare escursioni fai da te e così noleggiamo un motorino (250 bath al giorno) e giriamo in lungo e in largo. Sulla costa occidentale ci sono spiagge lunghissime, enormi, dove è impossibile avere la sensazione di essere in un posto troppo turistico. Ci sono baretti, ristorantini con sdraio e ombrelloni, hotel…ma tutto è costruito senza distruggere la natura, che arriva rigogliosa fino alle spiagge.


Long Beach































Vediamo Klong Dao Beach,  Phra Ae (Long Beach),  Klong Khong Beach,  Ao NuiHao Mai Pai (Bamboo Bay). 

Long Beach è la nostra preferita! Spiaggia enorme, locali immersi nel verde, mare tranquillo e limpido. Ao Nui e Hao Mai Pai invece sono un po’ più difficili da raggiungere, sono più a sud e dalla strada, dove si parcheggia, bisogna percorrere un sentiero tra gli alberi per giungere al mare. Le due spiagge sono più piccole, ma davvero deliziose. Delle baie tranquille circondate dal verde e mai affollate! Un vero paradiso!


Ao Nui

Bamboo Bay

La costa orientale invece è più selvaggia, non ci sono spiagge, la costa è frastagliata e ci sono molti scogli. È bello girare in motorino, fermarsi per fare foto, per vedere e osservare.

Koh Lanta è un’isola stupenda. È molto varia, grande, con spiagge e mare splendidi.  C’è tutto quello che serve, ma non “il troppo” che da’ fastidio. Ci si può spostare autonomamente e fare tante escursioni. Insomma, per i nostri gusti, è l’isola ideale!


Bamboo Bay

Il 4 gennaio ci tocca salutare questo paradiso, un minivan viene a prenderci in hotel e ci accompagna all’aeroporto di Krabi (ci vogliono all’incirca un paio d’ore per arrivare). Da qui un volo AirAsia (comprato direttamente in Thailandia e pagato 95 euro a testa) ci porterà nella capitale degli angeli, Bangkok!

4-7 gennaio – Bangkok

Arriviamo al Don Mueang International Airport, prendiamo un taxi per il Korbua House, il nostro hotel di fiducia a Bangkok (35 euro a notte)! Lasciamo gli zaini in camera e andiamo subito nel casino di Khao San Road. Che bello! Ci sentiamo a casa!


Khao San Road

I giorni di Bangkok passano in fretta gironzolando tra mercati e vie caotiche. Facciamo un’escursione al mercato galleggiante di Damnoen Saduak, più carino del mercato di Amphawa, visto lo scorso anno. Ci sono tante bancarelle galleggianti, che ovviamente vendono cose per turisti. È possibile fare un giro in barca per vedere il mercato dall’acqua dei canali. È carino, una “turistata”, ma carino.


Damnoen Saduak

Altra tappa obbligata è il mercato del Chatuchak, il grandissimo mercato del weekend, dove acquistiamo tanti ricordi da portare a casa.
Il 7 gennaio abbiamo il volo alla sera, così passiamo la mattinata in giro. Andiamo al mercato degli amuleti, vicino al palazzo reale, dove compriamo i nostri portafortuna. Ultimo giro a Khao San e poi torniamo in hotel, dove alle 16 deve arrivare il minivan che ci porterà in aeroporto.
Alle 15 inizia una manifestazione di protesta che passa esattamente davanti al nostro hotel! Il minivan non può arrivare qui.
Siamo un po’ preoccupati, non vorremmo perdere il nostro volo…ma alle 16 arriva un signore in bicicletta. Lo seguiamo, in mezzo alla manifestazione, fino alla stazione di polizia. Qui il nostro minivan ci aspetta. Partiamo e, nonostante il traffico caotico, arriviamo in aeroporto con largo anticipo.

Finisce così la nostra vacanza thailandese…
l’Asia non ci delude mai. Ormai gli odori, i colori, i rumori sono per noi familiari.
La sensazione che abbiamo ogni volta torniamo in questi paesi è quella calda e accogliente di essere a casa.
Non ci resta che aspettare e cercare di ripartire al più presto per tornare ancora una volta alla ricerca di queste atmosfere incantate.

Cri e Enzo


Un po’ di prezzi…. (i prezzi indicati sono a persona)

Cambio 1 euro – 44 bath circa

Volo Oman Air Malpensa – Bangkok: 593 euro
Volo AirAsia Krabi – Bangkok: 95 euro

Bus Bangkok – Sukhothai: 356 bath
Minivan Bangkok – Kanchanaburi: 120 bath
Vip bus Bangkok – Ranong: 544 bath
Bus Ranong – Phuket: 420 bath (a bordo c’era anche il wifi gratuito)
Traghetto Phuket – Phi Phi – Koh Lanta: 1000 bath
Long boat per Maya Bay (da Phi Phi Don): 1500 bath in totale
Tassa ingresso Maya Bay: 200 bath
Minivan Koh Lanta – Krabi aeroporto: 300 bath
Escursione al mercato galleggiante: 200 bath
Minivan Bangkok – aeroporto: 150 bath


venerdì 28 marzo 2014

I viaggi di Sere: Zanzibar: …e sentirsi a casa

Zanzibar 14-24.02.2014
 Zanzibar: …e sentirsi a casa


Moneta:  € 1 = 2.000 scellini tanzaniani (TSZ) – prezzi a persona

Sono sul volo di ritorno da Lima, è fine agosto ma la mia mente pensa già al prossimo viaggio e dovrà essere al caldo, al sole e soprattutto a 0 metri sul livello del mare, appunto al MARE…
E’ il 4 ottobre e sto prenotando un volo della Turkish Airlines per Dar Es Salaam, Tanzania (€ 399).
Manca ancora molto tempo alla partenza ma su Booking c’è una buona offerta per una struttura semplice sulla costa centro/sud est dell’isola di Zanzibar, su di un tratto ancora abbastanza selvaggio: Twisted Palms Lodge & Restaurant a Bwejuu, aggiudicato! (€ 150 bungalow in collina con prima colazione inclusa).

PARTECIPANTI:
Serry & suo fratello, dopo molti anni si rifarà una vacanza insieme, ma, senza mamma e papà!
I preparativi spettano a me, chiaramente, fratello accetta con entusiasmo le mie proposte, fiducioso della mia esperienza… forse! :-P
Dopo aver stipulato l’assicurazione su travelguard (€ 53,70), decido di acquistare anche il volo che dalla terra ferma ci porteranno sull’isola. Dapprima l’idea è quella di fare la tratta d’andata in traghetto ed il ritorno in aereo, ma valutando le tempistiche ed i prezzi decido di acquistare entrambe le tratte con Precision Air (€ 110).

1^ Giorno: Milano Malpensa – Istanbul
Sono le 14:25, l’aereo si alza in volo leggermente in ritardo, arriviamo all’aeroporto di Istanbul dove trascorriamo le 4 ore abbondanti tra creme, profumi, assaggi di dolcetti locali ed uno snack salato. Ripartiamo con destinazione Dar Es Salaam.

2^ Giorno: Istanbu - Dar Es Salaam - Zanzibar
Si apre il portellone dell’aereo e veniamo investiti dal calore umido dell’aria, sono le 04.30 di mattina, è ancora quasi buio ma si intravede il tipico paesaggio africano: radura - piante rigogliose - steppa e boscaglia fitta ad intermittenza.
Ci mettiamo in coda con gli altri turisti del nostro volo per le pratiche inerenti al visto: si pagano 50 $ e si consegna il visto compilato sull’aereo al poliziotto, lui porge il tutto ai funzionari e si attende la riconsegna dopo aver ascoltato con attenzione il proprio nome scandito ad alta voce dal’uomo in divisa “TSERENNA”: presente! Impronte digitali, foto ricordo – digitale – timbro e via!
Imbarchiamo i nostri bagagli pesandoli su delle bilance italiane di vecchio stampo, attendiamo il nostro volo pisolando (lui) cogliendo più dettagli possibili (io): signore con ampi panettoni al posto dei fondoschiena fasciate in abiti coloratissimi e di gradevole fattura; una ragazza musulmana seduta davanti a me, avvolta da un leggerissimo vestito nero lungo fino alle caviglie, lascia intravedere fantastici tatuaggi su mani e piedi, scorre le pagine di internet sul suo smartphone, avrà 20 anni ed di un’eleganza disarmante.


Saliamo al piano superiore e, dopo aver fatto una buona colazione a base di the e torta con cannella e carote, sfruttiamo la connessione wifi per avvisare del quasi arrivo amici e parenti.
Il cielo è terso, fa caldo ma è ventilato quindi molto piacevole.
Ritiriamo i nostri bagagli e chiediamo informazioni ad una ragazza per poter prendere un dalla dalla che ci porti in città.
Dopo aver consultato il suo amico, ovviamente taxista, ci comunicano che a quell’ora (ore 8 del mattino) si incapperebbe nel dannato traffico cittadino, e ci consiglia una tratta sulla sua vettura ($ 10) fino alla zona di “Mwanakwerekwe” (‘na parola) più semplicemente detta “Kwerekwe round about” dove troveremo il mezzo che ci porterà a destinazione.
Ci scarica nei pressi della famosa rotonda e ci indica al mezzo nr. 340 con capolinea a Michamvi.
L’ottovolante è un vecchio pullmino con circa 15/18 posti a sedere, siamo i primi a salire e, attendiamo che lentamente – moooooolto lentamente – si riempia. Tutte le volte che sembriamo aver raggiunto l’occupazione completa del mezzo, qualcuno scende e si torna daccapo.
La densità di popolazione all’interno è alle stelle, siamo in circa 30 senza contare borse, sacchi, piante e mercanzie varie. Finalmente si parte tra un tripudio di colori e odori… (3.000 TZS)
I finestrini sono aperti, entra un’aria fresca mista ai più disparati profumi, di terra, di carbone, di barbecue, di frutta matura e del sudore di tutti i nostri vicini e forse pure il nostro.
Il paesaggio è ricco di piante, erba, terra bagnata, piccoli villaggi e molte persone a piedi, in moto ed in bicicletta. Le bambine sembrano alcune vestite da carnevale, con ampi abitini principeschi ed altri bimbi pare che si siano tuffati in un mucchio di stracci e poi rotolati tra fango ed erba.
Ci lasciano davanti al cartello della nostra guesthouse sulla strada asfaltata e, dopo circa 500 mt a piedi sul sentiero che degrada verso il mare, arriviamo al nostro alloggio.
Ad accoglierci ci sono Renato e Laura, i gestori della struttura, sono piacevolmente sorpresi del nostro arrivo sui mezzi locali e scrutano con ironia i nostri piccoli bagagli, malamente imballati nel film protettivo.
Sono circa le 10.00 la camera non è ancora pronta e, dopo aver fatto una piacevole chiacchierata sui servizi offerti ed una dritta sui dintorni, ci addormentiamo all’ombra di un bell’albero sui morbidi cuscini dei lettini da spiaggia.
Ci svegliamo dopo circa un’ora, ci trasciniamo nel nostro bungalow e, ci sentiamo davvero in vacanza.
La camera è spaziosa, con un letto matrimoniale ed un singolo, entrambi in muratura. Ci sono le zanzariere sia alle finestre che sui letti, un ventilatore a muro e un bel bagno con ampia doccia. Biancheria da camera e lenzuola incluse.
Ci mettiamo in costume ed iniziamo a camminare sulla spiaggia, verso sud, facciamo un paio di km ed inizia a piovere. Ci ripariamo sotto un grande makuti costruito da alcuni abitanti dove spiccano appesi ai ceppi di legno i trofei della pesca: piovre freschissime.
Salutiamo i gentili compagni e torniamo verso la guesthouse.
La spiaggia è ampia, bianca, di sabbia finissima orlata da palme e cespugli. Il mare è ai minimi livelli, la bassa marea in questo tratto di costa si fa sentire moltissimo, le donne raccolgono piccoli molluschi e le alghe: offerte della madre terra.



Senza sole la distesa di alghe e rocce che spuntano dall’acqua sembrano una landa desolata, il nostro animo è messo a dura prova ma siamo fiduciosi che nei prossimi giorni arriverà il sole che tanto abbiamo sognato.
Ci concediamo un aperitivo con patate fritte e una birra fresca presso il ristorante del nostro alloggio. Il tempo di attesa è qualcosa di surreale ma come recita il menù, “se hai fretta, sei nel posto sbagliato” ed il pole pole rule’s è in vigore anche qui, sempre! L’aspettativa è ampiamente ripagata, patate croccanti e gustose!
Decidiamo di avventurarci verso il Bellevue Guesthouse – verso nord – scorto durante la nostra passeggiata pomeridiana, un ristorante molto curato in stile locale con tocchi arabeggianti. C’è anche la possibilità di connessione alla rete wifi - a pagamento.
Spendiamo così i nostri 10.250 TSZ per un ottima cena a base di pesce, riso, verdure e patatine.
E’ molto buio e ci aiutiamo con la torcia del telefono per tornare al nostro giaciglio.

3^ Giorno: Zanzibar




Ci svegliamo alle 9 e dopo un sonno ristoratore ed una bella colazione a base di the, caffè solubile, frutta, succo e pane locale con marmellata, decidiamo di fare l’escursione alla Jozani Forest Reserve con annesso Spicy Tour visto che il sole non fa ancora capolino tra le nubi.
Conosciamo un ragazzo che abita vicino alla guesthouse e si offre per venderci il pacchetto completo per 40 $.
Partiamo su di un van privato e raggiungiamo la Farm dove visiteremo le piantagioni di spezie e frutti.












Il ragazzo che ci accompagna parla un fluente italiano, ci spiega tutti i segreti e le curiosità delle piante coltivate: banane, albero del pane, papaya, mango, chiodi di garofano, pepe, caffè, vaniglia, ananas, durian, noce moscata e molte altre.










Un altro giovane ragazzo ci confeziona una corona, una cravatta ed un cestino con le foglie raccolte che appenderemo in bella vista nella nostra camera da letto rinominata “kasuku” (pappagallo in swahili).
Il tour termina con l’assaggio dei frutti appena ammirati: ananas, banana, pompelmo, jackfruit anguria e altri ancora.
C’è la possibilità di acquistare the, spezie e saponette prodotte con l’estratto delle piante coltivate.
Riprendiamo l’auto con destinazione la foresta di Jozani dove ammiriamo i kolobo rossi, tipiche scimmie endemiche dell’isola ed altre piante, accompagnati da un’esperta guida della riserva (ingresso 10 $).










Proseguiamo per la foresta di mangrovie e poi ancora nella foresta tropicale.
Torniamo verso casa facendo sosta a Paje in un curioso locale “African BBQ” dove conosciamo una ragazza romana alla sua 3 visita sull’isola, ci da qualche consiglio e ci spiega un po’ come funziona qui.
Attendiamo circa un’ora (abbondante) il nostro pasto che divoriamo in men che non si dica: riso, pesce e verdure (10.000 TSZ).
Facciamo spesa di acqua in bottiglia, cracker, salatini e birre nell’unico negozio di alimentari della zona, ci godiamo quindi il nostro aperitivo sulla veranda della camera ed andiamo a letto soddisfatti.

4^ Giorno: Zanzibar
Dopo sveglia, colazione ed aver constato che il sole ancora non ci grazia con i suoi raggi, prendiamo al volo un dalla dalla, destinazione Stone Town (3.000 TSZ).


Scendiamo al capolinea nei pressi del mercato di Darajani, ci addentriamo subito tra le bancarelle ricolme di frutta e ci spingiamo fino a quelle di carne e pesce. Gli odori sono intensi ma la mancanza di sole allevia un po’ la nostra visita.




Compriamo una pagnotta di pane e degli spiedini di pollo in strada e, dopo un giro di ricognizione entriamo in un ristorantino per mangiare qualcosa.
La scelta ricade su riso biryani con verdure e ugali (simil polenta a base di mais ed acqua) con latte di cocco (3.000 TSZ). Scopriremo solo poi che è sulla guida della Lonely Planet, il suo nome è Passing Show Restaurant.







Continuiamo la visita della città costeggiando il mare ed arriviamo al Palace Museum dove per per 6.000 TSZ visitiamo i tre piani contenenti quadri, monili e arredamento dei sultani vissuti sull’isola, non è nulla di trascendentale ma dalla terrazza superiore si gode di una bella vista sul mare.
Proseguiamo fino al Palazzo delle Meraviglie che purtroppo è chiuso per restauri.
Ammiriamo le mura del forte e ci addentriamo nei vicoli.
I venditori parlano quasi tutti italiano ed invitano in continuazione nelle loro botteghe.
Ammiriamo i portoni in legno intarsiati e decorati con dettagli in metallo: gioielli di artigianato locale.




Acquistiamo 2 quadri in stile africano ma moderno per le nostre casine e proseguiamo con la visita al mercato degli schiavi con annessa chiesa anglicana in restauro quindi praticamente inutile entrarvi (6 $).



Ci fermiamo in un bar, il Dolphin, dove c’è connessione wifi gratuita, gustiamo due succhi di frutta freschi e riposiamo un po’ (5.000 TSZ).






Percorriamo le vie principali della piccola cittadina, incontriamo la casa di Freddy Mercury ed acquistiamo qualche souvenir per casa.
Raggiungiamo i Forodhani Gardens, è quasi il tramonto, i bambini fanno il bagno in mare e le ragazze chiacchierano sedute sulle panchine.




C’è molta gente e gli ambulanti allestiscono i loro banchetti dove noi, attirati da tutto ciò che vediamo, ci gustiamo della seppia alla piastra, pane locale tostato, due piccoli kebab di pollo, succo di canna da zucchero e lime e un piattone di frutta freschissima (30.000 TSZ)




Cala la notte e vengono accese una miriade di lanterne che illuminano le bancarelle e danno un aspetto molto romantico a tutta la piazzetta.
E’ ora di tornare a casa e dopo non aver ascoltato i consigli di un giovane locale che – prima della cena – ci invitava a cercare un dalla dalla per il ritorno, ci ritroviamo a piedi nelle tenebre.
Torniamo con lunghe falcate al punto in cui siamo arrivati al mattino ed iniziamo a chiedere, avvolti nell’oscurità dove possiamo trovare un mezzo che ci porti alla nostra destinazione: perché prendere un taxi a 50 $ quando con 3 euro possiamo cavarcela? :D
Un paio di ragazzi si prodigano per farci prendere un dalla dalla con arrivo a Kwerekwe e da lì penseremo al resto del tragitto.
E’ buio pesto e la città si è come risvegliata, sonnolenta e tranquilla di giorno, è un tripudio di voci, barbecue e lanterne la notte.
Facciamo circa un km a piedi e superiamo centinaia di persone che ci guardano perplesse ma incuriosite; saliamo sul nostro dalla dalla! Evviva! E’ probabilmente l’ultima corsa della giornata, il pulmino è super affollato, mi invitano a sedermi su di una tanica dell’acqua, lo chiamano african seat.. in pratica resti incastrato con le chiappe tra gli altri due sedili laterali, le anche dei 3 passeggeri renderanno la corsa più stabile.
Come sempre passiamo diversi controlli della polizia, guardano il mezzo, la targa, l’autista ed i passeggeri: il nostro mezzo si becca una multa per sovraffollamento!
Il ragazzo seduto accanto a me mi fa diverse domande sulla mia vita e mi chiede da quanti mesi abito a Zanzibar (?) è sorpreso dalla nostra disinvoltura sul mezzo. E’ sempre buio pesto e l’abitacolo si accende di decine di occhi bianchi scintillanti che ci scrutano sorridendo (4.000 TSZ).
Arriviamo stravolti ma orgogliosi della nostra avventura.

5^ Giorno: Zanzibar
Il sole appare timido in cielo per nascondersi subito dopo dietro le nubi; i pescatori passano con le loro barchette e le donne raccolgono le alghe.


Camminiamo verso nord in direzione Paje e dopo circa 2 ore di cammino arriviamo sul tratto della famosa costa dove si pratica kite surf. Qui è molto più affollato ma è molto più facile fare il bagno visto il fondale prettamente sabbioso.
Nel pomeriggio torniamo dall’amico che ci ha accompagnati nella nostra prima escursione, si era offerto di cucinare per noi, a casa sua, noi avremmo provveduto ad acquistare gli ingredienti per la spesa.



Andiamo al villaggio di Bwejuu dove compriamo del pesce fresco, calamari, riso, cocco, olio, verdura e birre per la nostra cenetta. (40 $ totali)
La moglie si mette all’opera dapprima grattugiando il cocco fresco e mettendolo a bollire con il riso, il marito pulisce il pesce e lo cucina in 3 modi differenti.
La scena è tragicomica: noi seduti su delle sedie davanti ad un tavolino e loro a cucinare, inginocchiati nel cortile di casa, di fronte ad una casina di cemento con il tetto in paglia.
Ci avviciniamo, osserviamo le movenze e cerchiamo di capire i passaggi della cucina a noi ignota, ridiamo sotto i baffi per gli standard HCCP in vigore in Italia (fratello è cuoco e sa bene di cosa si parla).
Il sole tramonta e il nostro ristorante non ha corrente elettrica: si accendono le lanterne e la torcia del cellulare per continuare la preparazione dei cibi.
Il risultato sarà dell’ottimo riso al cocco con pesce, pesce alla piastra e pesce fritto.
Ci comunicano che noi mangeremo sul tavolinetto e loro lontani, sui mattoni di cemento, ci rifiutiamo categoricamente, vogliamo mangiare tutti insieme, di controbattuta ci confessano che loro mangiano con le mani dallo stesso piatto, accettiamo la sfida, adoriamo mangiare con le mani e ci sbraniamo tutte le portate, facendo attenzione a come appallottolare il riso tra le dite per portarlo alla bocca.


Sotto al tavolino attendono golosi 3 mici, i nostri commensali gettano gli scarti: anche qui, nel cuore dell’Africa c’è da mangiare per tutti, ripetiamo con gioia i loro gesti.
Jambo amici, asante sana.

6^ Giorno: Zanzibar
Ecco il sole! Ne approfittiamo per raggiungere il Dongwe, un maestoso villaggio italiano verso sud, ha un pontile che ospita un costoso ristorante, lo raggiungiamo e ci sdraiamo sui lettini a godere del paesaggio dopo un bel bagno nelle acque limpide :D.



Per cena torniamo alle Bellevue  dove per 25.000 TSZ ci gustiamo un barbeque con spiedini di pollo, carne, pesce e verdure, riso, pasta fredda, patatine ed insalata con una bella birra fresca (prezzo fisso).

7^ Giorno: Zanzibar
Il sole, come i precedenti giorni, va e viene; prendiamo le biciclette gentilmente offerte da una coppia di ospiti della nostra stessa struttura e raggiungiamo Michamvi circa a 13 km di distanza, dove un signore della bergamasca ha trovato la pace dei sensi: una graziosa casetta con orto, una bella veranda e una cascata di bouganville.
Torniamo con le chiappe rotte fino al nostro alloggio dopo aver assaggiato diversi snack locali sul nostro tragitto: patate speziate, samosa (fagottini ripieni di carne e/o verdure) e ciambelline dolci (2.000 TSZ).

8^ Giorno: Zanzibar
La giornata passa tra passeggiate in spiaggia e bagni vicino al famoso pontile.
Un pranzo come sempre ottimo al ristorante del Twisted, oggi a base di hamburger di carne, riso e verdure.
La sera decidiamo di spingerci in dalla dalla fino a Paje dove gustiamo una fantastica cena presso un “buffet” in strada: si scelgono le portate che si possono riscaldare sulla piastra vicina e, alla fine di tutto si fa il resoconto al gestore delle portate divorate: chapati, spiedini di carne, pesce, pesce, pesce, il tutto annaffiato da dell’ottimo succo di frutta (7,50 $).
Per il ritorno prendiamo un taxi che per 4 $ ci riporta a casa.

9^ Giorno: Zanzibar
Siamo ormai agli sgoccioli, camminiamo su e giù per la spiaggia facendo gli ultimi bagni.
La sera prepariamo la valigia dopo esserci gustati un’ottima grigliata di pesce al ristorante del Twisted.



10^ Giorno: Zanzibar - Istanbul
I gestori ci comunicano che possiamo usufruire della camera finché ne avremo bisogno, quindi restiamo in spiaggia più che possiamo, paghiamo il conto del ristorante ($ 129) e partiamo in dalla dalla con destinazione aeroporto, passando dalla città di Stone Town per cambiare mezzo (2.000 + 1.000 TSZ).
Scruto gli ultimi fotogrammi di questa vacanza: la gente per strada, la foresta, il cielo e mi viene un po’ di tristezza.. sarà il famoso mal d’Africa? Chissà…..
Paghiamo la tassa di uscita dell’isola (11.000 TSZ) del quale non avevo sentito parlare, nemmeno sulla guida.
Il volo interno partirà con ben 2 ore di ritardo, le passiamo connessi alla rete wifi gratuita.
Per una volta siamo felici di avere uno scalo più lungo del previsto visto che non rischieremo di perdere il prossimo volo per Istanbul.

11^ Giorno: Istanbul – Milano Malpensa
Il resto del viaggio è come sempre tranquillo. Arriviamo all’aeroporto di Malpensa e ci fiondiamo al terminal del bus che ci riporterà a Bergamo: 18 € a persona?!?!??
Ragazzi, scusate, dov’è il dalla dalla?